Ai giorni nostri sembra strano parlare di crocifissione, ce la ricordiamo durante il Venerdi Santo per ricordare il sacrificio di Gesù Cristo circa duemila anni fa. Infatti, la settimana santa è qualcosa che ci ricorda qualcosa di molto lontano con i tempi, qualcosa che avveniva in epoche diverse da quelle attuali.
Questo non può di certo dirsi per le Filippine, uno dei paesi più cattolici al mondo, situato nel Sud Est Asiatico, è di gran lunga lo stato in Asia con maggiore numero procapite di cattolici. Una vera roccaforte. Questo stupendo archipelago composto da più di 7000 isole, è anche famoso perché qui avviene un rituale unico al mondo e cioè quello della crocifissione. Intendo quella vera, come avveniva ai tempi dei Romani ed esattamente come è stata quella di Gesù Cristo.
Il tutto a circa 80 kilometri a nord dalla capitale Manila, nei distretti di San Fernardo e Pampanga.
Tutti gli anni in questa zona del mondo ed esattamente nella settimana Santa, decine di persone attraversano le strade in una sorta di processione in penitenza, con alcuni di essi che flagellano il loro corpo a colpi di frustini di bamboo (chiamati “burilyos”), ed altri addirittura caricando sulle loro spalle una croce di legno che portano fino ad un piccolo colle nella località di San Pedro Cutud, dove poi verranno crocifissi. Il tragitto è circa di 3 kilometri
A chi è venuta in mente questa strana idea?
L’idea di questo rituale nasce negli anni 50 ed esattamente nel 1955, quando un residente della zona di Pampanga, Ricardo Navarro, immaginò una via crucis dove tutti gli abitanti potessero partecipare dimostrando la loro devozione a Cristo e quindi, perché no, anche facendosi crocifiggere. Al tempo, questa pratica nelle Filippine era considerata un vero tabù.
Nel 1962 avvenne la prima crocifissione. Il primo volontario fu un certo Artemio Anoza. Da quel momento, tutti gli anni questa pratica si ripete ed è accompagnata da migliaia di visitatori che accorrono da ogni parte del mondo. Addirittura, si dice che dai primi anni 70 turisti americani e australiani visitano questo sito per assistere all’incredibile rituale.
Sono andato a San Fernardo e ho avuto il piacere (forse anche l’onore) di incontrare e parlare con la vera icona di questo tabù; e cioè con il Sig Ruben Enaje.
26 anni in Croce
Ruben Enaje, è il simbolo di questo rito che lui ha iniziato nel 1986 e che ancora oggi pratica. L’anno scorso (2012) è stata per lui la ventiseiesima volta. E’ un carpentiere-imbianchino che vive a San Fernardo e che mi ha voluto raccontare la sua storia e cosa lo ha spinto a crocifiggersi per ben ventisei volte.
Sig. Ruben, come le è venuta questa idea di farsi crocifiggere?
“Era il 1986, stavo lavorando su un ponteggio e dopo un improvviso giramento di testa sono cascato giù dall’impalcatura alta circa 10 metri sopravvivendo miracolosamente”. Da quel momento – continua Enaje – ho deciso di ringraziare Gesù Cristo ogni anno, dimostrandogli la mia piena devozione per avermi salvato e quindi riuscire a mandare avanti la mia famiglia che dipendeva completamente da me”.
Da quell’anno Ruben (chiamato da tutti qui “Ben”) è diventato il simbolo di questo rituale, ideato da Ricardo Navarro nel 1955. Ogni anno ha percorso le strade di San Fernardo caricandosi la croce fino al calvario di San Pedro Cutud, dove dai cinquanta agli ottantamila pellegrini lo aspettano per testimoniare questo evento ogni anno.
I sindaci dei paesi dei distretti di San Fernando e Pampanga, non hanno mai avuto niente in contrario a questo rituale, tant’è che stanziano fondi nel loro bilancio, affinché ogni anno questo evento si ripeta. Forti perplessità invece sono espresse dalla Chiesa Cattolica nelle Filippine, che non incoraggia queste pratiche definendole “pagane e barbariche”, ammettendo tuttavia che nonostante la loro disapprovazione, la gente è favorevole al rituale.
Mi è stato detto che non è il solo a praticare questo rituale?
“No, anche altri devoti praticano questo rituale. Sia io che gli altri lo facciamo per esprimere gratitudine, chiedere perdono per i peccati commessi e per avere un futuro riconoscimento del nostro sacrificio nella nostra vita futura e cioè andare in Paradiso”.
Ruben Enaje non è il solo quindi ad essere “il volontario” di questo rituale, infatti durante il Venerdi Santo del 2012, ben venti persone hanno caricato la croce di legno durante la processione e ovviamente Enaje è considerato il “Cristo maggiore” dagli altri, il vero “leader” a cui tanti si sono ispirati. Nella processione del 2012, anche una donna Precy Velencia, si è fatta crocifiggere in uno dei tre siti dove avviene regolarmente questo rito.
Come avviene la crocifissione, vengono usati chiodi veri?
“Certo, sono chiodi veri di acciaio inossidabile che ci vengono inflitti alle mani e ai piedi, 5 centimetri immersi prima nell’alcool e disinfettati. Io uso ormai i miei chiodi da diversi anni, sempre gli stessi”
Prima di lasciare Ruben Enaje nella sua abitazione gli ho fatto una domanda personale.
Cosa prova quando si trova su una croce e come vive quei 5 minuti di dolore straziante?
“Per coloro che assistono sembra una vera agonia, ma in realtà in quei cinque minuti mi sento vicino a Gesù Cristo e capisco cosa ha provato lui per salvarci; questa sensazione mi fa essere sereno ed è l’unico modo (per me) di dimostrare la fede sia a Lui che a me stesso”.
Sembra incredibile, ma Enaje è sincero e questo lo dimostra il fatto che per ben 26 volte lo ha provato e riprovato. Ovviamente lo rifarà anche l’anno prossimo.