Andiamo a scoprire uno dei gruppi etnici più affascinanti del mondo che vive nei remoti altopiani delle Sulawesi meridionali, a circa 328 km dalla capitale Makassar.
Nonostante il progresso, i Toraja sono uno dei pochi gruppi etnici che hanno saputo conservare quasi intatti, lingua, tradizioni e folclore, in special modo il loro incredibili riti funebri, che ogni anno attritano migliaia di visitatori da ogni angolo del pianeta.
Le credenze animiste
Toraja è il nome collettivo che fu attribuito agli abitanti dei remoti altopiani che sorgono nel sud delle Sulawesi. Questa popolazione, che ha vissuto per anni nell’isolamento totale, ha preservato le antiche tradizioni del culto animista ‘Aluk To Dolo’ che consiste nella venerazione degli antenati e nella pratica di alcuni rituali.
Secondo il culto Aluk To Dolo, l’universo si suddivide in un mondo sotterraneo o dei morti, un mondo superiore o paradiso e un mondo terrestre abitato dall’uomo.
Nella cultura Toraja, il rito funebre è l’evento più elaborato e più costoso di tutti e viene fatto per assicurarsi che l’anima del defunto raggiunga la terra di Puya (la terra delle anime o aldilà), situata da qualche parte negli altopiani a sud-ovest di Toraja.
Una volta raggiunta Puya, l’anima può continuare a svolgere una vita normale, simile a quella precedente, avvalendosi dei beni offerti durante il funerale oppure continuare il viaggio nel mondo superiore dove diventerà divinità.
Le anime sfortunate che non riescono a raggiungere Puya, magari perchè la famiglia non è riuscita a celebrare il funerale, diventeranno ‘Bombo’, e cioè degli spiriti cattivi che minacciano gli abitanti del mondo terrestre.
Le cerimonie funebri svolgono quindi un ruolo fondamentale nella società Toraja, per mantenere l’armonia dei tre mondi.
Oltre ai Bombo (coloro che sono morti senza funerale), ci sono altri spiriti cattivi che risiedono negli alberi, nelle pietre, nelle montagne e nelle sorgenti.
I ‘Batitong’ sono spiriti terrificanti che mangiano lo stomaco delle persone addormentate, i ‘Po’pok’ volano di notte e i ‘Paragusi’ vagano nella foresta e si trasformano in lupi mannari.
Secondo una leggenda locale, i Toraja erano dei navigatori provenienti dalla Cambogia, che furono costretti ad approdare sulle coste delle Sulawesi durante una tempesta in mare. Non trovando nessun rifugio e non potendo tornare indietro perché le barche erano danneggiate, le hanno utilizzate per costruire il tetto delle loro case.
Infatti, le tradizionali case ancestrali dei Toraja chiamate Tongkonan, hanno un tetto che somiglia molto a una barca rovesciata.
Fino all’arrivo dei missionari e dei coloni Olandesi, i Toraja hanno vissuto nell’isolamento quasi totale ed erano ritenuti una delle tribù più feroci e selvagge di tutta l’Indonesia.
Con l’arrivo dei missionari, fu introdotta la coltivazione del caffè, che segnò un passo importante nel processo di modernizzazione dei Toraja, che dai villaggi fortificati sulle montagne, si spostarono nelle zone pianeggianti per praticare l’agricoltura.
Questo contatto con i missionari portò anche dei cambiamenti nel loro culto e nel loro modo di vivere.
Alcuni rituali come quello in cui venivano offerte teste umane durante il funerale furono proibiti.
Anticamente la famiglia che organizzava il rito funebre, commissionava alcuni individui coraggiosi per andare a caccia di teste umane. I cacciatori lasciavano il villaggio in piena notte e ritornavano all’alba con le teste mozzate che venivano consegnate al capo villaggio, che le conservava fino al giorno della purificazione. Durante la purificazione, il teschio veniva bollito e la carne rimossa. Probabilmente la carne veniva offerta agli invitati mentre il brodo di cottura spettava ai tagliatori di teste, che lo bevevano mischiato al vino di palma. Il teschio veniva poi decorato con ornamenti dorati, foglie e penne di volatili.
I missionari proibirono questo rituale e imposero ai Toraja di sostituire i sacrifici umani con quelli di bufali e maiali.
Ulteriori cambiamenti avvennero con l’occupazione giapponese durante la Seconda guerra mondiale e con l’indipendenza dell’Indonesia nel 1949.
Al giorno d’oggi, nonostante la diffusione del Cristianesimo e dell’Islam, i rituali vengono ancora praticati anche se vengono mischiati con elementi della religione monoteista.
Il rito funebre dei Toraja
La morte è vista dai Toraja come un processo graduale, piuttosto che un evento improvviso. Una persona deceduta viene definita ‘addormentata’ e muore ufficialmente nel momento in cui viene fatto il funerale.
Nella maggior parte dei casi, il rito funebre viene fatto dopo alcuni mesi o anni dalla morte effettiva. Questo dipende dallo stato sociale della famiglia e quanto impiega per mettere insieme i soldi necessari per fare un rituale sontuoso.
Nel frattempo il corpo del defunto viene mummificato con la formaldeide e conservato nella casa natale.
Una volta che inizia il rito funebre, il corpo viene portato fuori di casa e il suo spirito si trasforma in un’ombra nera. Nel momento in cui vengono sacrificati i bufali o maiali, l’ombra nera viene guidata fuori dal corpo e indirizzata nel regno di Puya.
Il corpo del defunto, viene lasciato nella tomba di famiglia insieme a gioielli e altri beni materiali importanti, che hanno segnato la vita della persona deceduta. Le tombe si trovano su una rupe inaccessibile e sono provviste di un piccolo balcone scavato nella roccia, dove vengono poste delle statuette di legno “tau” che rappresentano la persona deceduta.