Borneo, che sogno

Pare che il Borneo, senza il giro nel Kinabatangan, non sia degno d’essere raccontanto. Ora ci si addentra nella foresta pluviale alla attenta ricerca di animali. Questa è la terra degli Orangutan, quei pochi rimasti, i nostri cugini più prossimi, o magari fratelli. E’ davvero strabiliante la loro somiglianza a noi. Darwin ci aveva visto giusto. Hanno un vantaggio in più: i piedi prensili. Li vedi ciondolare dondolando, appesi a qualsiasi cosa: una liana, una corda, dei rami, tutte ottime occasioni per un giro di giostra.

Quello visitato è un centro di riabilitazione per Oran-gutan a Sepilok ed il lavoro di chi lo manda avanti è lodevole, trattandosi di curare gli animali in difficoltà per poi rimetterli in libertà. M’è sembrato, però, di essere in uno zoo. Ancor più era imbarazzante far parte di una schiera di turisti, fermi tutti in due soli punti, pronti a scattare fotografie appena (era atteso per le 10) il pranzo fosse stato servito dal personale addetto.

Per fortuna era imposto il silenzio, che è stato osservato, pena l’invalidità di tanti pesi portatisi dietro con corredi di mega zoom. La mezz’ora precedente la comparsa delle “bestie” è stata molto interessante da guardare.
Ho creduto che gli Oran-gutan si stessero godendo la scena da dietro le quinte, ridendo beffardamente nel vedere quante altre “bestie” stessero lì, immobili, ad aspettare che il sipario si aprisse.
Lo spettacolo eravamo noi, con quei fucili digitali puntati contro la scena imminente.

E’, comunque, affascinante poterli osservare.
Al di fuori del centro, però, questa è terra in cui capita di vederli allo stato selvaggio. Ci sono macachi, nasiche, coccodrilli, volatili. La giungla si può ascoltare.

Borneo Orangutan
Il Kinabatangan è molto largo. Si fa strada serpeggiando tra la giungla, su cui sembra aver srotolato un nastro semovente di colore marrone. Un lungo segno di vanga, sembra. Un taglio netto, una linea tagliafuoco che girovaga curiosa in continui volteggi per non farsi venire la noia. Se stai zitto il suono arriva. E’ buio. Ho assistito alla sistemazione di famiglie intere di macachi nel rito della ricerca dell’albero per la notte. Ad uno ad uno, con lanci decisi, si trasferivano sull’albero-meta. La femmina, alcuni cuccioli, il maschio ed, ancora, i cuccioli, quelli più timorosi. Quando il sole è dietro l’orizzonte li si può scorgere, ormai immobili, sulle chiome degli alberi-asilo. Due, tre, intrecciati reciprocamente, che sonnecchiano. Accade tra le mangrovie, mentre si scivola sul fiume su una piccola barca con sedute a livello acqua.

Si torna che è buio. Si fa sosta vicino ad un albero a riva, puntinato di luci. Non è ancora Natale e la corrente elettrica non c’è…. L’albero è puntinato di luci, nel buio che lo circonda. Mille lucciole vestono l’albero a festa. Festa serale.


villaggio sul fiume kinabatangan

E comunque tuona. Piove in questa foresta pluviale. Un sistema di acque, quello in cui sono. C’è acqua sotto, acqua intorno, acqua che scende.
Sono state tante le occasioni in cui è stato possibile osservare i primati nelle loro intimità. Mentre mangiano, mentre si spulciano, mentre giocano o si fanno le coccole. Intere famiglie. Di macachi, di nasiche dallo strano lungo naso, di orga-gutan. Si accorgono di chi li guarda ma sembra non interessare loro.

Ciò che percepisco come fenomeno poco interessante è questa folla di gente che guarda tutta in unica direzione e fa partire i propri click. E’ una melodia; crome e biscrome fotografiche, raffiche di appropriazioni. Vedo poca gente guardare queste scene per conservarle negli appunti della propria memoria. Vivere questo momento è rinviato al divano di casa, quando partirà lo slide-show.

Divina, comunque, questa distesa di verde, di acqua e di anime. Per chilometri può non esserci una strada; siamo fuori del sistema delle auto, dei motorini, delle biciclette. Solo fiume, piccoli villaggi con capanne sollevate da terra ed un micro molo fatto di tronchi che si allungano verso l’autostrada d’acqua.

By Mirella Caldarone (Fotografa)

1 Response
  1. Grazie Mirella per il tuo racconto sulla tua esperienza in Borneo. Ti ci sono volute poche ore per capire (direi benissimo) cosa succede in questa zona del mondo. Alla prossima.

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